La fine dei samurai

La fine dei samurai

In Giappone, attorno al 1854, approdarono le navi del comandante statunitense Matthew Calbraith Perry, il quale costrinse i giapponesi ad aprire i propri porti, da qui iniziò ad essere introdotta la cultura occidentale.

Più o meno quindici anni dopo questo evento, al potere salì il giovane imperatore Meiji.

Egli era molto propenso a questo cambiamento, voleva fortemente  introdurre nel paese modelli istituzionali, tecnologie e costumi occidentali.

Ci furono passaggi molto cruciali che portarono ad una occidentalizzazione rapida del Giappone, una in particolare, la fine dei samurai.

Questa trasformazione fu dolorosa e contrassegnata da guerre, perchè si passò dal governo dei Tokugawa, a quello filo-occidentale della Restaurazione Meiji.

Meiji costrinse i samurai a rinunciare al proprio ruolo, un duro colpo che non si “limitò”, per così dire, a questo, ma gli impose di rinunciare ai simboli del loro status: nel 1876 venne vietato loro di possedere le loro spade.

Qui si conclude l’epoca dei samurai, simbolo rappresentativo del Giappone.

Conosciuti in tutto il mondo, descritti nei libri, e protagonisti di molti anime, manga e film.

Come nella storia di ogni paese tutto ha un inizio ed una fine.

Ogni epoca, ogni simbolo, ogni figura che fino a quel momento era parte integrante del percorso, svanisce, o per mano di qualcuno o per l’avanzare del progresso.

Informazioni tratte dal libro “A TUTTO GIAPPONE” di Antonio Moscatello.